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Per Tito Gargamelli il mezzo tecnologico rappresenta l’impegno per il superamento di ogni limite. Nella serie Walls il suo obbiettivo fotografico si posa su qualsiasi microscopica entità la cui dimora è il muro. Intonaci screpolati, muffe, ruggine, detriti, diventano pretesto per attraversare “spessori e spessori di esistenza” (Sartre). La sintetizzazione spaziale e fisica del muro racconta un tempo del vivere stratificato e denso di storia, consumata e logora, che invade completamente fino a suscitare repulsione per una realtà così concreta e autentica, rivelatrice di isolamenti non solo psicologici. Presa la dovuta distanza da quello che l’uomo ha prodotto e costruito, che confina ed esclude, l’artista si ri-appropria di ciò che il muro ha defraudato: il paesaggio. E’ un’evasione immaginifica che nasce da uno stato di cattività in una topografia indotta dove alloggiano paure inconsce, intolleranze e miserie, dove anche la più profonda fessura è bloccata, dove il senso di asfissia per la vita aumenta quando si ha la certezza che il muro è il solo orizzonte. 

 

Con un sapiente montaggio digitale l’artista gioca sul rapporto tra il micro e il macro innescando lo sconfinamento su spazi panoramici con immagini visionare, ma verosimili, di territori al limite dell’impraticabilità, tanto inospitali quanto incantevoli. Deserti aridi, acquitrini, gelide tundre, diventano visioni sensoriali di un destino manipolato in cui prevarica un sentimento di panico e magia. Paesaggi caustici e pungenti, costruiti con un linguaggio appartenente al muro stesso fatto di tagli, giunture, inclinazioni, fughe e smussature. Il suo è formalismo simbolico, raffinato e sottile, dove anche una terminologia

 

tipicamente professionale diventa espressione poetica che rimanda ai versi di Mario Luzi quando descrive paesaggi di “miraggi astrali e freddi deliri”. Lo sguardo del poeta, “addolcito dai tiepidi equilibri delle nuvole appese sul deserto”, si confonde con quello dell’artista che con gesto efficace riproduce territori sovrastati da un minaccioso “Cielo torrido e arborato di fulmini”. Per entrambi la forma è nascondiglio di un’inquietudine sospesa ed eterna, stanata nei paesaggi ruvidi e solitari che entrambi descrivono.

 

Siamo costretti a confrontarci con zone avverse, respirare insolite boreali atmosfere, dove la distanza ravvicinata di ogni particolare ne evoca persino l’odore e ogni vertigine che l’osservazione causa, diventa preoccupazione per una crisi profonda ormai sfociata in patologia. E l’ansia aumenta con il succedersi di visioni e pre-visioni in vista di un progresso degenerato, dal difficile presente e dal futuro minaccioso e l’inganno apparente spinge a sentirsi completamente disarmati per la mancata presa di coscienza, davanti a situazioni fin troppo sottovalutate dove è evidente il fallimento per ogni aspirazione di protezione e di pronto soccorso a ciò che ci è sfuggito. Colpa di una Apatia Endemica (titolo di un’opera) che si è prepotentemente insinuata e a cui si deve reagire. Gli spazi di Tito Gargamelli invitano alla difficile ma necessaria esplorazione dello spazio interiore, al cammino da intraprendere per attraversare ogni “spessore” soffocante del nostro essere per evitare di ritrovarsi con le spalle al muro.

 

Nicla Cingolani 

www.is-gallery.com

Tito Gargamelli - photo by Ruben

 

    Senigallia- An - Italy- 09/09/1972

    is living and working in Urbino -Italy

tito.gargamelli@gmail.comai doppio clic.

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